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CSF Adams > Blog > Culture Fotografiche > IL CSFADAMS E I VIAGGI FOTOGRAFICI

IL CSFADAMS E I VIAGGI FOTOGRAFICI

  • Ottobre 2, 2025
  • Pubblicato da: Segreteria
  • Categoria: Culture Fotografiche Uncategorized
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“Il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma.”
(Bruce Chatwin)

(Kathmandu – agosto 2024)

Da qualche anno abbiamo ripreso a organizzare viaggi fotografici.
Non solo viaggi in cui la fotografia è il nostro principale obiettivo, ma anche esperienze di condivisione: di viaggio, di vita, di incontri che si creano ogni volta che si parte insieme.
Passiamo ore a rivedere insieme le immagini che realizziamo, cercando di costruire un racconto corale che diventa, alla fine, un libro fotografico: un diario di viaggio da conservare nel tempo.
Riguardare le fotografie tutti insieme è come continuare a viaggiare, condividendo ancora una volta le emozioni vissute.
I nostri viaggi fotografici sono aperti a tutti, anche a chi non vive la fotografia con la nostra stessa passione.
Perché nei nostri viaggi non c’è solo fotografia: c’è la scoperta dei luoghi, l’incontro con le persone, l’ascolto delle loro storie e l’immersione nelle culture che rendono ogni esperienza unica.

Di questi viaggi fotografici realizziamo dei diari fotografici in ordine alfabetico  i partecipanti con una immagine e il testo del diario che abbiamo realizzato

Luci ed ombre del Nepal
Quando si viaggia in un Paese tanto diverso dal nostro e ci si immerge nella società e nella cultura di qualcun altro è facile, soprattutto per un fotografo, rimanere affascinati da tutto ciò che è diverso, da tutto ciò che per i nostri occhi e per la nostra percezione della realtà sembra distante anni luce dal nostro modo di vivere e dalla nostra quotidianità. È probabile quindi che, una volta lasciatosi alle spalle un’esperienza simile, nel riflettere su di essa si possa cercare di individuare l’essenza di una società, di un paese e di un popolo in aspetti per noi molto distanti quali la religiosità e la ritualità ad essa connessa. E, seppure la religione sia e continuerà ad essere un aspetto molto rilevante della vita nepalese è analizzando i rapporti di produzione nei luoghi in cui essi si concretizzano che si può cogliere la vera essenza del Nepal e di tutte le società umane. È infatti nelle città e nelle sue forme più avanzate, le metropoli, che si può cogliere, anche solo per un attimo, la concretezza della vita nepalese, la vera essenza di quella società, apparentemente così distante ma in realtà incredibilmente così “vicina”. È in questa sottile dimensione che si leggono le “luci” e le “ombre” del Nepal; tra l’apparente e il nascosto. Questa serie di immagini si propone l’obiettivo di provare a raccontare uno spicchio di quotidianità della notte di Kathmandu: selvaggia, caotica, contraddittoria ma proprio per questo incredibilmente affascinante. Daniele Agostini

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Il mio Nepal
Il Nepal mi ha accolto con un colore caldo, profondo, quasi materico.
Non è solo il rosso dei mattoni antichi o l’ocra della terra battuta.
È un calore che ti avvolge silenziosamente.
Qui, ogni cosa coesiste con il suo opposto.
Il movimento incessante delle strade si ferma improvvisamente nel silenzio di un tempio.
Il rumore e la quiete si sfiorano, si rispettano.
La vita esplode nei sorrisi dei bambini, nella danza dei corpi, ma la morte non viene nascosta: è parte del paesaggio, delle cerimonie sul fiume, dei volti che accettano.
In Nepal, nulla viene negato.
Tutto è accolto.
È un luogo che non divide, ma unisce.
Ogni contrasto convive con il suo opposto.
La pace è proprio in questa unione: nel suono e nel silenzio, nel passo e nella sosta, nella nascita e nella fine.
Una terra dove ogni cosa ha il suo posto, e nulla è mai davvero fuori equilibrio e la bellezza nasce da questa coesistenza profonda, reale, umana. Silvia Capretti

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Conosco
le mani legate al mortaio le dita che tentano di decifrare
il morso della vita quotidiana nelle cicatrici del legno
Allontanati un po’ da quel sole dell’alba
Sii umilmente
L’umidità
Della terra
Ilaria Casavola

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Immagini prive di occhi
Dai momenti di crisi possono nascere visioni diverse, dai momenti in cui ci si sente persi, disorientati, possono nascere domande sospese: “Se non riesco a vedermi, come posso vedere gli altri?”
Da questo pensiero hanno preso forma una serie di immagini che rifiutano lo sguardo diretto, che scelgono di voltarsi, di sfuggire, di restare silenziose in un mondo che urla.
In un tempo dominato dall’apparenza, dalla necessità di essere visti, riconosciuti, esposti, queste fotografie ritraggono corpi e presenze che si sottraggono al visibile.
Non ti vedo, ma comunque ti vedo: perché forse sentire non passa sempre dallo sguardo, forse c’è un altro modo di riconoscere, di entrare in contatto, di ascoltare.
Queste immagini, prive di occhi, ci costringono a guardare altrove, dentro, attorno, più a fondo.
A domandarci: quanto dell’emozione che proviamo ha davvero bisogno di uno sguardo per essere compresa?
E se fosse proprio il “non vedere” a rivelare, a suggerire, a toccare qualcosa di essenziale? Stefania Cuozzo

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Attraversata dal Sacro
Il Nepal appare come un palcoscenico sospeso tra sacro e quotidiano, dove l’anima collettiva si manifesta attraverso riti antichi e silenzi pieni di senso.
Fiamme accese e mani che pregano, silenzi sospesi nel fumo dell’incenso.
I bambini osservano, imitano, partecipano con sguardi curiosi: raccontano una trasmissione silenziosa ma potente della tradizione.
Nel caos delle folle ogni sguardo è un’offerta, ogni movimento un rituale.
È una fede che si respira, si tocca, si tramanda con la forza della devozione.
In questo “viaggio” il bianco e nero mostra meglio, nei gesti lenti e nei volti assorti, le sfumature della fede.
Tradizione e infanzia si intrecciano. Il sacro si rivela mentre gli adulti pregano e i piccoli imparano a sentire il mondo “invisibile”.
Tra volti e fumo la fede prende forma. Maria Cristina Gallo

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“Kathmandu Notturna: Luci, Anime e Silenzi”
Un viaggio fotografico attraverso le strade, i volti e i templi di una città sospesa tra il sacro e il profano, illuminata dalle luci della notte.
Le immagini notturne scattate a Kathmandu, Nepal, offrono uno sguardo intimo e suggestivo sulla vita urbana e spirituale della città. La luce artificiale, i contrasti marcati e le ombre profonde conferiscono alle scene una forte carica emotiva e narrativa. Ogni fotografia sembra catturare un momento sospeso tra tradizione e modernità: venditori nei vicoli, fedeli in preghiera, architetture illuminate da luci soffuse o neon colorati, e scorci di vita quotidiana che si trasformano in poesia visiva grazie all’oscurità.
Kathmandu, con la sua miscela unica di cultura induista e buddhista, i suoi templi secolari e la vibrante vita di strada, è particolarmente affascinante di notte. Queste immagini sembrano raccontare storie silenziose, invitando lo spettatore a soffermarsi, esplorare e immaginare il contesto di ogni scena. L’atmosfera notturna restituisce un volto diverso alla città: più intimo, più misterioso, e incredibilmente umano.
Luca Loffredo

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Dentro le Scuole dei Monasteri Nepalesi
In Nepal, il tasso di alfabetizzazione ha raggiunto il 77,4% nel 2024. Tuttavia, fattori come la povertà, le norme culturali e la carenza di infrastrutture continuano a ostacolare l’accesso all’istruzione per molti bambini. In questo contesto, i monasteri non solo offrono un rifugio spirituale, ma svolgono anche un ruolo fondamentale come centri educativi, in cui si intrecciano insegnamenti religiosi, lingue straniere e materie laiche.
Le fotografie sono state realizzate in tre importanti istituzioni monastiche: il Namobuddha Monastery, immerso tra le colline del distretto di Kavre e noto per il suo programma formativo rivolto ai monaci fin dall’infanzia; il Kopan Monastery, centro di studi filosofici fondato negli anni ’70 e oggi punto di riferimento internazionale per la formazione dei monaci tibetani in esilio; e la Khachoe Ghakyil Ling Nunnery, uno dei principali monasteri femminili del Paese, che offre alle monache un’educazione completa e strutturata.
I giovani monaci e le giovani monache studiano, dibattono, si confrontano con discipline contemporanee e con l’apprendimento di più lingue. In particolare, la recente apertura all’assegnazione del titolo di geshe — equivalente a un dottorato in filosofia buddhista — anche alle monache, rappresenta una conquista storica.
Una trasformazione silenziosa, ma profonda, che si manifesta nel cuore stesso della tradizione. Silvia Pagliarini

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In Nepal ho lasciato il cuore e una matita

Raccontando di questo viaggio ad amici, parenti e conoscenti, è rimasto sempre vivido il ricordo di tutti i bambini che ho incontrato: negli occhi di ognuno di loro ho trovato un cuore scalpitante di vita, l’ho portato a casa e là ho lasciato la mia matita.
Aurora Ruffini

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Fare l’editing delle fotografie è la parte che più amo del mio lavoro. Soprattutto quello dei viaggi fotografici, perché ci permette di viaggiare ancora, di ascoltare racconti e di ricordare giornate e momenti vissuti.
La sorpresa più grande arriva quando mi accorgo che i miei stessi suggerimenti riescono a stupirmi: è allora che capisco di essere riuscita a far trovare  il filo del racconto, e tutto scorre con naturalezza e meraviglia.
Ma l’editing delle immagini prodotte è solo un inizio, perché in realtà non finisce mai.
Mi auguro che, di tanto in tanto, i partecipanti a queste selezioni tornino a rivedere i loro progetti e scoprano dettagli che, quando la mente era ancora immersa nei luoghi, non avevano notato.
Luisa Briganti 

 

 

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