
L’autoritratto ai tempi del Coronavirus
L’autoritratto è qualcosa di assai diverso dall’essere il ritratto di sé stessi, poiché, alla capacità introspettiva, esso richiede il coraggio di guardarsi dentro in quella che è stata definita una “protratta e impietosa inchiesta condotta fin negli strati più riposti del proprio essere.”
Poiché attraverso l’autoritratto si attua un processo non solo cognitivo, ma anche emozionale e relazionale del tutto inedito indotto dallo sdoppiamento tra la parte che osserva e quella osservata, e dalla coincidenza tra l’io soggetto-spettatore e l’io soggetto-rappresentato. L’autoritratto diventa il testamento simbolico per i posteri e si manifesta come desiderio di consegnare la propria immagine all’eternità: immortalarsi per rendersi immortali. Forse per questa complessità di significati, l’autoritratto è una stimolante sfida che l’uomo ha sempre raccolto nella sua storia.
L’autoritratto si configura come un racconto autobiografico, una confessione, una interrogazione, un gioco speculare in cui si prende coscienza della dimensione fisiognomica del proprio io e di una immagine corporea non sempre coincidente con quella mentale, un’occasione per evidenziare la fragilità del concetto del sé rispetto ai correnti meccanismi di identificazione. Diviene così una esplorazione del privato e dei sentimenti attraverso la corporeità, e in tempi di Coronavirus…
Scarica il bando su Kromart gallery
(fotografia di Barbara Cannizzaro - selezionata per shadow collettiva call#05)
Dead line per partecipare alle selezione 30 giugno 2020
Copyright © 2016 - Centro sperimentale di fotografia Adams - Partita IVA: 09187711008